Equitazione: disciplina di umiltà

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Messaggio Da Old duck Mar 20 Ago 2019, 10:54

Io credo che l'equitazione sia, più di qualsiasi altro sport, una disciplina di umiltà. Il cavaliere, proprio perchè ha a che fare con esseri senzienti, dovrebbe approcciarsi a loro con un grande senso di rispetto. Poi si dovrebbe imparare che il bisogno, la salute, il benessere del cavallo debbono sempre venire per primi. In equitazione, qualsiasi sia, dal dressage al salto alla campagna dovrebbe insegnarci a progredire, non per noi stessi ma sempre avendo come stella polare il benessere della nostra cavalcatura. Per questo è importante riconoscere i nostri limiti, cercare per quanto possibile di migliorarci ma mai superare la soglia dell'accanimento. Non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti le stesse potenzialità e alla fine ammetterlo è appunto gesto di umiltà che l'equitazione richiede. Così come il fatto di non essere mai arrivati in cima alla scala del sapere, anche dopo 40 anni di equitazione. Che ne pensate?

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Messaggio Da madamen Mar 20 Ago 2019, 12:13

La penso esattamente come te Old, anzi diciamo che l'istruttore ci aiuta molto a fare i bagni nell'umiltà, mettiamola così. E nei miei limiti purtroppo ci ho sbattuto il naso parecchie volte Crying or Very sad;  l'equitazione è comunque disciplina a prescindere: tanta disciplina, accuratezza, precisione, rispetto. Anche l'umiltà fa parte di questo bagaglio: anche lei alla fine, ammettendo i propri errori e cercando soprattutto di correggerli, aiuta ad accrescere l'autostima e il rispetto per i nostro cavallo e per gli altri

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Messaggio Da Fioravante Patrone Mar 20 Ago 2019, 12:26

Credo che sia importante anche la sensibilità, che vuol dire riuscire a percepire i messaggi che manda il cavallo. Sia a sella, "sentirlo", sia a terra, saper cogliere i suoi segnali.

A me manca totalmente, infatti non vado a cavallo... E' che ci sono equitanti cui ne manca parecchia.

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Messaggio Da madamen Mar 20 Ago 2019, 12:44

Nonostante tutti i miei sforzi non ne ho molta e la cosa mi fa rodere moltissimo. Mi impegno, mi applico ma innata ne ho ben poca. Ho fatto progressi e non mollo, a terra non ho mai avuto problemi, in sella ahimè, invidio senza struggermi persone ben più dotate di me.
Abbiamo come ho detto più volte un istruttore con un carattere tremendo, ma non ha mai smesso di inculcarci e farci trovare in ogni modo quella sensibilità di cui parli. Con l'epicondilite avevo perso tutto quel poco che avevo, ora mi sono ripresa e anche Molly fa la sua parte

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Messaggio Da Miky Estancia Mar 20 Ago 2019, 15:21

Old duck ha scritto:Io credo che l'equitazione sia, più di qualsiasi altro sport, una disciplina di umiltà. Il cavaliere, proprio perchè ha a che fare con esseri senzienti, dovrebbe approcciarsi a loro con un grande senso di rispetto. Poi si dovrebbe imparare che il bisogno, la salute, il benessere del cavallo debbono sempre venire per primi. In equitazione, qualsiasi sia, dal dressage al salto alla campagna dovrebbe insegnarci a progredire, non per noi stessi ma sempre avendo come stella polare il benessere della nostra cavalcatura. Per questo è importante riconoscere i nostri limiti, cercare per quanto possibile di migliorarci ma mai superare la soglia dell'accanimento. Non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti le stesse potenzialità e alla fine ammetterlo è appunto gesto di umiltà che l'equitazione richiede. Così come il fatto di non essere mai arrivati in cima alla scala del sapere, anche dopo 40 anni di equitazione. Che ne pensate?

Sante parole Old duck, le condivido in pieno.
In particolare,  ciò che ho evidenziato, mi fa riflettere parecchio.
Ho avuto (ed ho tuttora) sotto gli occhi, alcuni soggetti che stanno a potenzialità sotto sotto sotto zero.
Talmente sotto zero che i cavalli di questi soggetti, di uno in particolare, continuamente gli danno lezioni di umiltà.
Lezioni anche pesanti, brutte, pericolose.
E niente, queste lezioni rimangono inascoltate, come le voci degli istruttori.
Si è arrivati all'accanimento, al prendere il rapporto con il cavallo come una sfida, una vera e propria prova di forza.
Di conseguenza,  anche il rapporto con gli atri è diventato una gara a "chi piscia più lungo", addirittura la partecipazione a corsi, non è più totalmente effettuata per imparare, ma per testare le capacità  di chi tiene il corso.
Finta umiltà,  finta ricerca di dialogo....e i cavalli di queste persone mi fanno una gran pena...

Penso che quando ci si trova di fronte a soggetti del genere, i falsi umili che non imparano nulla, forse sarebbe il caso di mettere da parte la diplomazia e dire chiaro e tondo: lascia stare i cavalli, dedicati alla collezione di francobolli.
Perché ci sono persone talmente sotto zero, che riescono a far danni anche solo facendo le treccine al cavallo.
Eppure, non si dice. Vuoi perché gli allievi a vita fanno comodo per pagare le bollette, vuoi perché si teme di ferire la persona, vuoi perché si spera nel miracolo...e i cavalli ne pagano le spese...

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